>>1018249
Dunque, come promesso, rieccomi qui a scrivere qualcosa di sostanzioso...
In primo luogo: questione morale.
Berlinguer fece della cosiddetta questione morale una bandiera, arrivando per certi aspetti a sostituire il messaggio che tradizionalmente un partito comunista o comunque di sinistra avrebbe dovuto trasmettere. In pratica, il nocciolo della questione morale consisteva in questo: corruzione, clientelismo, nepotismo, incapacità e via dicendo sono estremamente diffusi nella vita pubblica italiana - attenzione! questo era vero al 100% all'epoca e lo è ancora oggi! - e tutto questo corrode la fiducia nelle istituzioni. Ma questo succede fondamentalmente perché ad essere corrotti, clientelari, nepotisti e incapaci sono i partiti di governo e tutta la carovana di gente che si portano appresso. Dunque, moralmente parlando, la Democrazia Cristiana - dal 1948 fino al 1994 il primo partito per voti e seggi in parlamento e sempre al governo, esprimendo tutti i capi del governo tranne due negli anni ottanta, Spadolini e Craxi, comunque a capo di governi ampiamente democristiani - e i suoi alleati storici - Liberali, Repubblicani, Socialdemocratici (una scissione del partito socialista ordita alla fine degli anni '40 in funzione anticomunista, quando il Psi era alleato col Pci) e, a partire dalla metà degli anni '60, Socialisti - non avevano più la statura morale oltre che politica per continuare a governare, e prima avrebbero lasciato spazio al Pci o comunque avrebbero accettato come alleato di governo il Pci stesso, prima questo, portatore di una "diversità" morale avrebbe iniziato una grande opera di risanamento del Paese, appunto morale, politica, economica e così via.
Ora, è chiaro come il sole che qualsiasi discorso su modo di produzione, classi sociali, prospettive storiche, strategia internazionale e così via vanno a farsi benedire per quello che in sostanza è un discorso del tipo: voi avete ampiamente dimostrato di essere marci, noi invece no, dunque è arrivato il nostro momento.
Ammetto di aver semplificato e stiracchiato un bel po' l'argomento, e mi riprometto di tornarci meglio più in là, anche perché servirebbe pure fare un pò di chiarezza sul periodo in cui succede tutto questo: gli anni '70 e '80.
Vorrei però ribadire un fatto molto importante e su cui occorre evitare equivoci: se è stato possibile "vendere" così efficacemente la questione morale al posto dei classici obiettivi del socialismo è proprio perché certi problemi erano ormai evidenti a tutti, soprattutto quando inizia un periodo d'instabilità politica ed economica ("terrorismo" aka strategia della tensione, tentativi di golpe, fine del boom economico e crisi varie dovute allo shock petrolifero, a quelle monetarie dopo la fine dell'aggancio del dollaro all'oro e così via). Insomma, per combattere mafie e mafiette varie, sia in giacca e cravatta che con coppola e lupara, va bene anche prendere di petto questi problemi singolarmente e senza richiami, spesso tromboneschi, a obiettivi magari non immediati, ma per favore non perdiamo di vista che è il sistema tutto intero ad essere il problema fondamentale.
Poi...
Seconda cosa: eurocomunismo.
Questo fu l'indirizzo dei partiti italiano, francese e spagnolo che cercarono di distanziarsi e rendersi pubblicamente indipendenti dell'influenza ideologica del PCUS e sostanzialmente ammettere quello che stavano già facendo in pratica da decenni: dire che nessuno doveva spaventarsi per una possibile rivoluzione perché loro accettavano in pieno le regole del gioco elettorale nei paesi capitalisti - ripeto: era già la pratica di fatto dalla fine della guerra in poi. Solo che stavolta ci si trovava di fronte ad una società per certi aspetti mutata, il vecchio proletariato industriale in certi casi cominciava a trasformarsi nella cosiddetta "classe media", si affermavano movimenti sociali nuovi, dopo un momento di politicizzazione spesso ossessiva di ogni cosa cominciava il cosiddetto "riflusso" che sarà evidente più che mai negli anni '80, i maledetti boomeroni erano ora giovani adulti e non si aveva più a che fare con le generazioni della guerra e della ricostruzione che, per quanto se ne possa dire, dovettero affrontare prove tremende, mentre i boomeroni sono in grande parte stati figli del benessere and so on and so forth...
In pratica, tornando all'eurocomunismo vero e proprio, si riconosceva che il soviet supremo e il piano quinquennale non erano l'ideale da trapiantare nell'occidente capitalista, si continuava a dirsi comunisti, per dimostrare di non avere timore reverenziale si attaccava pure Mosca - ma il problema è che lo si facesse facendo il verso ai reazionari e agli anticomunisti, mica facendo critiche leali e motivate - e magari si diceva di "sentirsi al sicuro sotto l'ombrello della Nato" (parole di Berlinguer) ma non c'era nulla di teoricamente e strategicamente valido, tant'è che dopo pochi anni 'sta roba sparì silenziosamente nel nulla. Francamente, che bisogno c'era di tutto questo? Allora, tanto valeva rivolgersi ai partiti socialisti/socialdemocratici/laburisti già esistenti che in certi paesi sono stati megli e decisamente più efficaci, almeno fino a un certo punto, se ci si voleva limitare al riformismo piuttosto di questo LARPing ambiguo e confusionario. Sicuramente un modo di rispondere ad una crisa vera e grave in modo sbagliato, precipitando la futura liquidazione di fatto dei partiti comunisti nell'Europa occidentale: in Italia, dopo svariati cambi di simbolo e di nome, questo partito è la discarica della peggiore feccia neoliberale che si possa immaginare, tanto da aver convinto gente come me - e suppongo qualche milione di altri... - a starsene tranquillamente a casa il giorno delle elezioni anche se l'alternativa sono i fascisti veri e quell'accozzaglia di pagliacci del M5S; in Francia e in Spagna, invece, i partiti comunisti sono oggi di fatto irrilevanti dopo essersi logorati per decenni e, nel caso francese, avendo sempre dato una mano al loro "centrosinistra", cosa che almeno gli spagnoli si sono risparmiati...
La cosa interessante è che partiti più filosovietici al tempo sembrano aver resistito meglio sia al disastro dello smantellamento del socialismo sia ai lunghi anni successivi. Se non sbaglio, in Portogallo e in Grecia i vecchi Pc ancora riescono a entrare in parlamento e ad avere una voce nella politica nazionale, anche se soprattutto nel caso greco una linea ideologica mummificata prima o poi verrà pagata cara.
Per quanto riguarda altri paesi, beh, lì i partiti comunisti erano già - o erano sempre stati - poco più che circoli di studenti, intellettuali e sindacalisti senza nessuna forza di massa...
Spero di non aver fatto un pappone incomprensibile e ti ripeto che in realtà ci sarebbe molto altro da dire. In special modo, sono dell'opinione che il Pci sia sempre stato fondamentalmente "riformista" e integrato nel gioco della stato capitalista dal secondo dopoguerra in poi. Il fatto è che i nodi sono venuti al pettine proprio in quegli anni ('70 e '80) e i risultati si sono davvero rivelati disastrosi. Detto questo, non sono assolutamente un "leftcom" né tantomeno mi riconosco in molte delle tendenze che spesso hanno mosso proprio questa critica al Pci e che sono nate soprattutto negli anni '60 e '70, tipo le varie incarnazioni italiane del maoismo e di certe varietà di trotzkismo oppure specialità autenticamente italiane - al pari di pizza, pasta, alta moda e auto da corsa - come operaismo e autonomismo. Ma adesso qui è l'una di notte, mi scuserai se rimando altri approfondimenti a un'altra volta!